Originariamente pubblicato in data 14/04/1992
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Verrà il dì di PowerPC
Verrà il dì di PowerPC
1992: il primo annuncio del venturo PowerPC e le prime promesse di Apple. Divertitevi a scoprire quanto è stato realizzato e quante promesse invece si siano volatilizzate
La famiglia Macintosh non si fermerà al 68040, e Apple Computer non si fermerà al Macintosh. Diamo un'occhiata ai piani che Cupertino sta preparando per i prossimi anni.Come dicevo nello scorso numero, al sottoscritto e a tutti gli altri sviluppatori riconosciuti è giunto un opuscolo intitolato Blueprint for the Decade . All'interno, Sculley e Spindler (presidente e amministratore delegato di Apple) discutono con molta franchezza sui prossimi traguardi cui la casa di Cupertino vuole arrivare, in particolar modo grazie all'alleanza con Ibm e Motorola. Mi sembra interessante informarne i lettori, spiegando i dettagli tecnici connessi, e magari avviare una discussione: l'indirizzo per contattarmi lo conoscete.
Motorola e Ibm hanno messo insieme, ad Austin nel Texas, più di trecento ingegneri, con il compito di realizzare il microprocessore sul quale sarà basata la prossima generazione di personal computer.
Il microprocessore, lo dico per quanti non lo sapessero, è il chip elettronico che esegue i programmi. caratterizzato da una velocità, espressa in milioni di operazioni al secondo, dalla ampiezza dei dati che sa trattare, espressa in bit, nonché da altre caratteristiche più arcane.
Ad Austin gli ingegneri della triplice alleanza stanno mettendo a punto un processore a 128 bit, cioè quattro volte la capienza del 68040 che incontriamo nei Quadra, e almeno dieci volte più veloce. Questo chip, di un tipo che in gergo viene definito RISC perché lavora molto velocemente ma ha un numero di istruzioni limitato, si chiamerà PowerPC, e sarà basato sull'attuale sistema RISC/6000 di Ibm.
Naturalmente, un chip così potente sarà in grado di fare meraviglie, ma la sua novità pone anche dei problemi. Ogni famiglia di processori è ben differente dalle altre: è per questo motivo che un computer MsDos non può eseguire programmi scritti per Mac, e viceversa.
Il PowerPC, quindi, non potrà usare nessun programma pre-esistente. Bel problemino, direte voi. Un po' come avere una automobile più veloce, ma che usa deuterio come carburante... Naturalmente c'è il trucco: ci arriviamo tra un momento.
I 300 ingegneri stanno lavorando su tre distinte versioni del PowerPC, di modo che sia poi possibile scegliere quella meglio riuscita, o addirittura ritrovarsi una versione più adatta per i computer da tavolo e un altra ideale per macchine trasportabili.
Nel frattempo un'altra società mista Apple-Ibm, chiamata Taligent, sta sviluppando il sistema operativo per PowerPC. Si chiamerà PowerOpen, e sarà basato su A/UX, lo Unix di Apple, e su AIX, lo Unix di Ibm.
Non molti utenti Macintosh hanno visto A/UX all'opera: io ci ho giocato per qualche settimana, e ne sono entusiasta. La versione attuale, la 2.01, è in grado di far girare programmi Unix e programmi Mac, fianco a fianco. Apple sta preparando la versione 3.0, che sarà compatibile con System 7. Poi rilascerà la versione 4.0, e cioè la versione PowerOpen.
PowerOpen rimpiazzerà quindi, sui Macintosh dotati di PowerPC (e sugli equivalenti sistemi Ibm, che probabilmente prenderanno il nome di PS/3), il System 7. Avrà capacità superiori, e girando su un processore più potente renderà possibili applicazioni oggi fantascientifiche (per esempio, la dettatura a un programma di trattamento testi, la traduzione automatica in un linguaggio straniero, l'animazione tridimensionale in tempo reale).
E i programmi Mac, direte voi? Tutte le applicazioni esistenti, che fine faranno? Apple preparerà un modulo software per PowerPC/PowerOpen, in modo che il nuovo sistema possa emulare il 68000: esattamente come succede oggi usando SoftPC per creare un finto PC Ibm dentro il Mac.
Ma SoftPC è lento , dirà qualcuno. E noi certo non vogliamo un Macintosh RISC più lento dei Mac attuali. Già. Però bisogna tener presente che il PowerPC sarà molto, molto efficente. E, comunque, per evitare che i Mac di domani siano più lenti di quelli di oggi, Apple si è impegnata perché nel PowerPC in creazione ad Austin vengano inserite tutte le operazioni caratteristiche del 68000 di uso più frequente, in modo che l'emulazione sia velocissima. Per questo motivo, i progettisti promettono che i venturi Mac RISC saranno almeno veloci tanto quando i Mac tradizionali dal costo equivalente nell'eseguire applicazioni Mac. In più, saranno eccezionali con le nuove applicazioni create per PowerPC, e sapranno eseguire anche le applicazioni per OS/2, Windows e MsDos, visto che Ibm preparerà un secondo emulatore che consentirà a PowerPC di usare il codice dei microprocessori Intel 80x86.
Oggi Apple produce da una parte Macintosh classici, che soddisfano i bisogni di una gran quantità di persone, e dall'altra Mac II e Quadra, i sistemi più potenti e flessibili sul mercato. Quando l'accoppiata Power sarà disponibile, passeremo gradatamente in una situazione analoga, in cui i Mac dotati di Motorola 68040 saranno i sistemi di basso costo, e i Mac con PowerPC forniranno prestazioni incomparabili per chi ne ha bisogno.
La fase tre non vedrà la luce prima della metà degli anni '90. In quel periodo, infatti, Apple metterà a punto Pink, di cui tanto si è favoleggiato negli anni passati. Pink è il nome in codice per un nuovo, nuovissimo sistema operativo, radicalmente innovativo rispetto a quelli esistenti (quindi non basato, come PowerOpen, su concetti già esistenti).
Nel libretto Blueprints, Apple ammette per la prima volta l'esistenza del progetto Pink, e fornisce qualche dettagli sulla sua architettura. Sarà creato a cura di una ditta chiamata OBS JV (un'altra creatura Apple-Ibm), e girerà su PowerPC in alternativa a PowerOpen (che diverrà disponibile molto tempo prima).
In Pink non ci saranno più né applicazioni né documenti, ma moduli e agenti. Il modulo sostituirà l'applicazione: sarà un pezzo di codice non indipendente che fornirà al computer una capacità specifica. Potremo avere, per esempio, il modulo base di dati, che sa consultare un archivio (ma non sa mostrare i risultati della ricerca); o il modulo tre-dì che sa ruotare un modello di oggetto in grafica tridimensionale (ma non sa nulla di video o di animazione). L'agente sarà un direttore d'orchestra, e userà i moduli a nostro beneficio e su nostro ordine.
Quindi, noi faremo le nostre richieste a un agente: per esempio, "mostrami la correlazione tra fumo di sigaretta e cancro ai polmoni". L'agente interrogherà i moduli a disposizione, e che noi compreremo così come oggi compriamo le applicazioni. Chiederà al modulo comunicazioni di accedere via rete a una base di dati, al modulo base dati di estrarne i dati statistici, al modulo foglio elettronico di creare un grafico, e ci presenterà una finestra con i risultati.
Pink sarà creato con linguaggi orientati all'oggetto (una metafora di programmazione innovativa che Apple ha contribuito a creare), e faciliterà il passaggio di messaggi tra moduli, agenti e utente. Sarà, insomma, la massima estrapolazione di quella filosofia collaborativa che già oggi è disponibile in System 7 con le applicazioni più recenti e gli Apple Events. Si mormora che Apple abbia già sviluppato più di un milione di righe di codice per un prototipo di Pink (credetemi, sono davvero tante) e che questo tesoro costituisca la base sulla quale OBS JV costruirà il sistema definitivo.
Gli effetti di Pink saranno molti, e non tutti prevedibili. Per i programmatori sarà più semplice scrivere software, perché non sarà necessario mettere molte funzionalità in un prodotto per poterlo vendere, e non sarà necessario scrivere il codice che gestisca l'interfaccia utente. Per gli utenti sarà più facile lavorare, perché tutte le loro richieste passeranno attraverso l'agente, e sarà sufficiente imparare a usare l'agente (o pochissimi agenti) per fare tutto. Per i venditori sarà possibile vendere sistemi esattamente calibrati per soddisfare le esigenze dei clienti, combinando i moduli software e lo hardware necessari.
Per qaunto riguarda la compatibilità con i sistema preesistenti, Apple asserisce che il Mac esisterà anche dopo il rilascio di Pink, e che anche Pink disporrà di un modulo software grazie al quale potrà utilizzare le applicazioni Mac.
Tutte queste chiacchiere ci forniscono qualche indicazione su come agire, su cosa comprare oggi? Forse si, ma non molte. Certamente indicano che Apple sta lavorando, e bene, per far progredire l'architettura Macintosh. E che non si fermerà qui.
Sbaglierebbe, però, chi pensasse che, visto che ci sono queste meraviglie in arrivo sarà meglio attendere per fare acquisti.
Innanzitutto, perché nulla di tutto ciò è imminente, e un acquisto oggi avrà tutto il tempo di venire ammortizzato prima che PowerPC faccia la sua comparsa. Ricordate quanto tempo è passato dal primo annuncio di System 7 al suo rilascio? Io ne parlavo già nel settembre '89, sulle pagine di un'altra rivista...
In secondo luogo perché - come abbiamo detto - tutte le novità saranno compatibili verso il basso e non manderanno in fumo gli investimenti di oggi. Anzi, probabilmente ci sarà un cammino di crescita per tutti, perché Apple non vorrà perdere i clienti acquisiti: così come oggi possiamo portare un IIcx a IIci a Quadra, domani potremo arrivare a PowerPC, PowerOpen e Pink.