Rivoluzione sprecata
Quanto potrebbero fare i calcolatori e di quanto poco fanno davvero. Molte aziende sprecano il potenziale dello strumento computer, snaturandolo per farlo rientrare nei processi produttivi di sempre...
Quanto fa il computer per voi? E quanto potrebbe fare? Io ho qualche idea...
I computer sono stati inventati nel 1945, ma molte aziende non se ne sono ancora accorte. I computer sono diventati economicamente convenienti alla fine degli anni settanta. La reazione di molte imprese è stata chiara e decisa: aspettiamo dieci anni dal momento in cui ne abbiamo bisogno. Poi compriamo un PC per la nostra segretaria e la mettiamo a scrivere lettere commerciali. Naturalmente, la segretaria non aveva la più pallida idea di come funzionasse un PC, ed è diventata matta per cercare di farlo funzionare. La sua produttività sarebbe stata molto più alta se avesse continuato a usare la macchina per scrivere: deve solo battere testi di tre righe, preceduti da "spettabile" e che terminano con "distinti saluti". Invece le mettono davanti un programma, Microsoft Word , che dà il meglio di sé quando dobbiamo scrivere una enciclopedia. Tipicamente, la segretaria ha passato venti anni della sua vita scrivendo a macchina, e imparando a usare la tastiera italiana standard. Metterle davanti un PC è crudeltà efferata. Se avete mai guardato un PC da vicino, avrete notato che la sua tastiera ha i tasti disposti in una posizione assolutamente arbitraria. Il Mac ha i tasti disposti esattamente come in una macchina per scrivere. Naturalmente, chi usa un PC e deve mettere le mani su un Mac se ne lamenta persino. Se non fosse così tragico (per tutte le segretarie d'Italia) mi ricorderebbe quella vecchia barzelletta in cui un tizio va in autostrada, accende l'autoradio, e sente l'annunciatore dire che un pazzo sta viaggiando su quella stessa autostrada in contromano. Al che il tizio borbotta: "un pazzo. Ha! Ma se solo nell'ultima mezz'ora ne ho incontrati almeno cinquanta".
I computer hanno potenzialità fenomenali. Possono rivoluzionare il modo di lavorare e di produrre. Possono centuplicare la produttività di una persona o di struttura. Di solito, però, vengono infilati in una struttura esistente senza modificarla di una virgola. Il massimo che si possa sperare è che non facciano troppo danno.
Di solito chi pontifica (come sto facendo io in questo preciso momento) aggiunge l'inevitabile "e cosa sta facendo lo Stato?" Io ve lo risparmio. Lo Stato in questo momento è ridotto come un operaio che deve sopravvivere con un milione al mese di stipendio, deve pagarci sopra il mutuo (il debito pubblico), e ha un datore di lavoro che ogni tanto non paga (i contribuenti che evadono il fisco). Pretendere che la povera Italietta si rammoderni è pretendere troppo, sinché non avrà risolto quei due problemucci.
No, no, macché Stato. Quello che mi irrita è l'insipienza dei privati. Per esempio...
La Telecom ha il servizio 12, che ci permette di chiedere il numero di telefono e l'indirizzo di un abbonato. Naturalmente, non è previsto che a qualcuno possa servire un numero telefonico alle dieci di sera, quando i telefonisti sono andati a casa. E quanto gli costa, quell'esercito di impiegati che risponde al 12? Perché non mettono in piedi un serverino che offra lo stesso servizio via Internet, 24 ore su 24?
Perché non posso scoprire quale sia la disponibilità dei posti sul volo Alitalia di venerdì prossimo, tratta Milano-Mosca, senza disturbare una agenzia di viaggi? Perché mai, porco mondo, non posso consultare l'orario dei treni senza andare in edicola, comprare un libriccino cartaceo, e perdere tmpo a cercare tutte le coincidenze? Un computer, naturalmente, potrebbe fare una ricerca e trovare tutte le coincidenze in mezzo secondo. Io smadonno per mezz'ora, poi metto il libriccino in un cassetto e lo lascio là a prender polvere per sei mesi: mi servirà di nuovo esattamente il giorno dopo quello in cui è scattato il nuovo orario.
Infine, perché non posso controllare da casa la disponibilità di un elettrodomestico presso l'ipermercato da cui mi servo?
Chi fa, nonostante il proverbio, falla. Pochissime banche italiane offrono la possibilità di ottenere un estratto conto via modem. Ho detto un estratto conto, mica la possibilità di ordinare un BOT o di rastrellare le azioni della FIAT. Che ci vuole? Tutti i dati stanno già nei vostri computer. Quelle poche banche che fanno qualcosa del genere - due o tre, credo - offrono soltanto un orrido programma per Windows 3.1. Ma sparatemi in un piede, così soffrirò di meno. Suggerimento: mettete in piedi un banale server sicuro Internet. In questo modo io potrò controllare i movimenti sul conto anche quando mi trovo in America, anche se ho a disposizione solo un vecchio Commodore Amiga, e senza farvi spendere una lira di telefono.
Se mi sta leggendo un funzionario di una banca che faccia qualcosa di simile, mi scriva. Parlerò benissimo della sua azienda, in queste pagine, gratis. Sarò anche lieto di avere notizie da Telecom, dalle poste e dalle ferrovie, dall'Upim e dalla Standa e dalle pizzerie che accettano ordini via e-mail. Scrivetemi. Ma sospetto che mi rispondera solo il silenzio.
Originariamente pubblicato in data 01/10/1997