Originariamente pubblicato in data 12/11/2004
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RFID, il piccolo fratello
RFID, il piccolo fratello
Non faremo più la coda alla cassa al supermercato? Merito degli RFID
RFID: nel mondo della grande distribuzione sono al centro dell'attenzione da pochi mesi, e per la precisione da quando la più grande catena di ipermercati al mondo (Wal-Mart, una multinazionale con casa madre negli Stati Uniti, un gigante che nell'ultimo anno ha smerciato per oltre 256 miliardi di dollari) ha annunciato che obbligherà i suoi fornitori a servirsene entro il 2006. La prestigiosa Scientific American, solitamente tutt'altro che portata alle iperboli, li ha chiamati "la chiave per l'automazione di tutto" e li ha paragonati, per importanza, alla rivoluzione dei personal computer.A guardarli, gli RFID non sembrano degni di tutta questa attenzione: sono grandi quanto l'unghia di un mignolo, incapsulati dentro un sottile strato di plastica solitamente grigio scuro e costano circa venticinque centesimi l'uno. La loro importanza però deriva proprio dal basso costo unitario, che si sta cercando di abbattere ancora, al valore di cinque centesimi entro il 2008 e poi sotto i due centesimi entro un decennio. La sigla significa identificatori in radiofrequenza. In sostenza, il piccolo RFID contiene un semplicissimo circuito integrato che può emettere per onde radio un numero di codice identificativo. Le ridottissime dimensioni non permettono di incorporare una batteria che alimenti il circuito, quindi dentro lo RFID si trova un piccolissimo solenoide, in pratica una spirale metallica dentro la quale viene indotta una debole corrente elettrica quando lo RFID si trova vicino a un campo magnetico. Questa alimentazione, di brevissima durata, è sufficiente a far emettere al circuito l'impulso a onde radio che contiene il codice identificativo a cui accennavamo.
Wal-Mart vuole che un RFID venga inserito dentro ogni cassa di materiale spedito a ciascuno dei suoi supermercati. L'ingresso del magazzino verrà dotato di un dispositivo simile a quello che vediamo vicino alle casse di alcuni negozi: due alte piastre metalliche poste una a destra e l'altra a sinistra. Quelle piastre emetteranno in continuazione un campo magnetico di debole intensità, sufficiente però ad alimentare il solenoide dello RFID. Un ricevitore a onde radio collocato anch'esso vicino all'ingresso capterà il codice unico assegnato alla cassa e lo invierà a un calcolatore. Il risultato? L'inventario di magazzino resterà aggiornato da solo: e per un grande supermercato è un risultato notevolissimo.
Nel medio-lungo periodo, quando il costo di ogni singolo RFID scenderà ancora e le sue dimensioni diventeranno quelle di un chicco di riso, i commercianti incolleranno uno di questi piccoli dispositivi a ciascun prodotto, proprio come oggi si fa con i codici a barre (quelle etichette rettangolari che riportano righe nere verticali su fondo bianco). Oggigiorno, quando facciamo la spesa noi dobbiamo togliere ogni articolo acquistato dal carrello e depositarlo sul nastro trasportatore; la cassiera deve trovare il codice a barre e metterlo in corrispondenza di un raggio laser rosso che lo legge, riconosce l'oggetto e ci addebita il costo. Quando gli RFID saranno onnipresenti noi potremo passare davanti alla cassa, che sarà dotata di un lettore in radiofrequenza, con il carrello carico. Tutti gli RFID si attiveranno contemporaneamente e in un battito di ciglia noi avremo il conto. Si sta anche pensando a lettori sparpagliati all'interno del punto vendita (in modo che, passandoci davanti, il cliente sappia quanto sta spendendo in quel momento per le merci messe nel carrello) o addirittura a carrelli intelligenti, dotati di un display perennemente aggiornato. Gli RFID impediranno anche i furti nei negozi, che oggi si stima abbiamo un impatto di circa 75 miliardi di franchi l'anno sulle tasche dei commercianti e quindi, indirettamente, su quelle dei consumatori.
È il futuro, certo, ma un futuro vicinissimo: la catena tedesca di grande distribuzione Metro ha già equipaggiato un proprio punto vendita perché utilizzi gli RFID dalla consegna sino allo smercio (tutti gli scaffali sono dotati di un lettore) ed è soddisfatta dei risultati; il produttore di software gestionale SAP sta aggiornando il suo codice perché lavori con i codici standard degli RFID; IBM vuole arrivare per prima ai sistemi di commercio elettronico basati su RFID; un altro centinaio di grandi industrie sta già usando o almeno sperimentando su larga scala il sistema. Ma l'attività ferve anche tra i medi e i piccoli imprenditori: ha riprogettato produzione e smercio attorno agli RFID anche la Canus, leader di mercato nei... saponi basati su latte di capra. Uno dei più grandi studi legali statunitensi ha assegnato un codice univoco a ciascuna delle sue pratiche e incollato un chip RFID a ciascun raccoglitore di documenti depositato nei suoi sterminati archivi cartacei: pare che il tempo risparmiato nella ricerca dei precedenti e della documentazione abbia ampiamente ripagato gli sforzi.
Gli RFID sono anche destinati all'uso nelle campagna di rintracciabilità del cibo. Dopo gli scandali scoperti durante il caso mucca pazza in tutta Europa, i consumatori di tutto il continente giustamente pretendono che ogni bistecca, ma più in generale ogni porzione di cibo potenzialmente a rischio, possa venire ricondotta al produttore originale e alla catena di trasformazioni che l'hanno portata alla forma definitiva acquistata in negozio. Un progetto pilota analogo ma distinto è stato lanciato dal Pentagono, con oltre 1.400 punti di controllo: i militari americani intendono tenere traccia delle forniture alimentari dal momento della produzione sino alla consegna ai soldati sul campo, per evitare problemi logistici e di approvvigionamento.
In parallelo, si sta cominciando a lavorare sugli RFID attivi. Si tratta di cugini un po' più grandi e costosi di quelli di cui abbiamo parlato sin qui: questi modelli incorporano una piccola batteria e irradiano il loro codice grazie all'energia di cui dispongono. Alcuni prototipi lasciano ben sperare: pare che possano restare attivi e funzionanti sino a sette anni, pur restando riconoscibili e percepibili in un raggio di qualche decina di metri ai lettori dedicati.
La combinazione vincente arriverà, pare, dagli RFID combinati con batterie di sensori. L'idea è che il responsabile di una intera nave cargo, stipata di casse e scatoloni, possa all'arrivo in porte ottenere una istantanea fotografia della situazione, che riporti quali e quanti colli si sono aperti o danneggiati durante il trasporto.