Tutto per tutti, nulla per uno
Parliamo di Mac desktop? Luca Accomazzi poggia lo stetoscopio sui calcolatori da tavolo targati Apple e li trova in cattivo stato di salute.
Molti lettori ricorderanno che quando Steve Jobs tornò alla guida dell'azienda che aveva fondato, trovò una diversificazione esagerata nei modelli di Mac. La semplificò, offrendo due portatili - uno economico, uno professionale - e due macchine da scrivania - idem.
Oggi, purtroppo o per fortuna, siamo tornati a una offerta ben più vasta e complessa. I MacBook sono di tre tipi - Air, Pro e Retina - e tre linee differenti caratterizzano anche i calcolatori da scrivania Apple - Mac Mini, iMac e Mac Pro. Anche all'interno di ciascuna linea si incontrano molte opzioni di configurazione: persino il piccolissimo Mac Mini, che per motivi di spazio ed economicità è l'offerta più semplice di Apple, può venire internamente configurato su store.apple.com/it con tre distinti gruppi di opzioni (processore, memoria, disco rigido).
Difficile immaginare che con una simile ricchezza di scelte qualche categoria di utenti possa sentirsi trascurata o impossibilitata a scegliere. Eppure è proprio quel che succede ai professionisti - intesi genericamente come quelle persone che usano il calcolatore per mestiere. Grafici, montatori video, musicisti sono da sempre fedeli clienti Apple, e per di più abbonati ai modelli più costosi e dunque di maggior profitto per Cupertino.
Prendiamo in esame la gamma d'offerte che Apple ha finalizzato per l'autunno-inverno 2012/13. I Mac Pro sono stati ingegnerizzati nel 2010, un'era geologica fa informaticamente parlando: restano in vita in quanto unici modelli espandibili internamente, ma oggi questa caratteristica conta molto meno che in passato. La tecnologia Thunderbolt è un assoluto insuccesso sul mercato, ma per chi è disposto a spendere per procurarsi strumenti di punta (come qualsiasi professionista degno di questo nome) le offerte di questo tipo sul mercato, seppure numericamente scarsissime, sono risolutive. Quindi, anche un iMac può venire usato per i più complessi montaggi audiovideo.
A causa dell'euro un po' debole, i nuovi modelli di iMac costano più di quelli che hanno appena rimpiazzato. Di converso le caratteristiche tecniche di base non sono entusiasmanti. Gli iMac introdotti a fine ottobre montano processori i5 e non i più performanti i7 che caratterizzavano la generazione precedente, perché la nuova carrozzeria ultrapiatta introduce qualche grattacapo per la dissipazione del calore. Di qui, i brontolii che arrivano da parte dei più fedeli e spendaccioni tra i clienti Apple.
Mac cresce più della media del mercato, e questo per gli azionisti della casa fondata da Jobs è più che sufficiente per giudicare eccellente il management che ne viene fatto. A maggior ragione se si pensa che, fatto cento il fatturato Apple, Mac pesa ormai soltanto il 15%. Né gli investitori possono fare una colpa ad Apple se presta poca attenzione ai calcolatori da scrivania, che sono solo il 20% dei Mac venduti (quota, perdipiù, in costante diminuzione da anni: di recente la s'è vista scendere di circa il 13% per ogni successivo trimestre). Se c'è qualcosa che tormenta i sonni a Tim Cook non è certo il futuro dei Mac da scrivania. È semmai come aumentare la produzione di iPad Mini in modo da soddisfarne le richieste e abbassarne di conseguenza il prezzo: secondo l'analisi di Business Insider, 329 euro sono giustificati ma comunque troppi, e molti per Natale regaleranno invece il Nexus 7 di Android. Gli iPad, non i Mac, sono i prodotti Apple più desiderati da chi ancora non possiede nulla di progettato a Cupertino (fonte: ATYM).
In sostanza, facile prevedere che l'obsoleto Mac Pro venga mantenuto in vendita sinché ce ne sarà convenienza, per poi staccare la spina; e magari le altre linee di Mac da scrivania a seguire.
Altro dato economico che fa riflettere: se Apple scindesse la sua divisione Mac in una azienda esterna pienamente indipendente, questa si collocherebbe circa al posto numero 110 della classifica "Fortune 500" sulle società statunitensi quotate in Borsa. A questo punto il nuovo management della Macintosh Incorporated, libero da altre e più importanti preoccupazioni, potrebbe ricominciare a preoccuparsi di tutti i suoi clienti - anche i professionisti. Io credo che sarebbe una bella idea, per un solitario ma importante motivo: da che mondo è mondo, nell'informatica la ricerca di nuove prestazioni e nuove tecnologie all'avanguardia è uno dei volani. Un coprocessore ultraperformante o un file system ultramoderno non è solo un prodotto costoso per la nicchia dei professionisti oggi; è soprattutto il prodotto di grande consumo che permette di conquistare centinaia di milioni di consumatori domani. Apple dal 2007 ad oggi ha demandato a Intel la sua ricerca e sviluppo della soluzioni più avanzate, nella speranza che bastasse. Non mi pare che le tecnologie che sono emerse - come Thunderbolt - abbiano giustificato la fiducia, e anche se Intel domattina tirasse fuori come un coniglio dal cilindro un processore cento volte più veloce Apple non ne maturerebbe alcun vantaggio sulla concorrenza che potrebbe comunque approvvigionarsene.
Originariamente pubblicato in data 28/10/2012