Nel nome del popolo
La stampa ha versato fiumi d'inchiostro sul processo anti-trust contro Microsoft. Legioni di giornalisti hanno offerto opinioni sul verdetto (senza averlo letto) al termine di un processo (durato mesi ma seguito poco o per nulla). Tipicamente, senza neppu
Questa è, normalmente, una rubrica d'opinione. Il sottoscritto commenta fatti già a vostra conoscenza oppure, occasionalmente, presenta sinteticamente un fatto interessante e poi ne offre una interpretazione.
Questa volta invece offrirò solo fatti, e nessun commento. Il perché è presto detto. La stampa ha versato fiumi d'inchiostro sul processo anti-trust contro Microsoft. Legioni di giornalisti hanno offerto opinioni sul verdetto (senza averlo letto) al termine di un processo (durato mesi ma seguito poco o per nulla). Tipicamente, senza neppure sapere come funzionano i processi oltreoceano.
Nell'ordinamento americano, il verdetto è composto di tre parti. Primo: il "finding of facts", ovvero un sunto imparziale dei fatti come sono emersi dalle prove e dalle testimonianze. Secondo: il "finding of law"; quali leggi sono state violate? Infine, la compensazione: ovvero la pena inflitta. Se si ricorre al giudizio è possibile impugnare le ultime due parti, ma non la prima. L'appello è consentito se una delle parti dispone di prove che non sono emerse nel processo di primo grado, e solo in questo caso il verdetto potrebbe venire capovolto.
Dal prossimo paragrafo mi limiterò a riportare il "finding of facts" del processo "U.S. contro Microsoft": un inappellabile riassunto di fatti accertati da un giudice imparziale.
Microsoft gode di un potere tanto vasto nel mercato dei PC Intel-compatibili che, se desiderasse esercitarlo in termini di prezzo, potrebbe chiedere un prezzo per Windows sostanzialmente superiore a quello sostenibile su un mercato competitivo. Inoltre, potrebbe farlo per un periodo di tempo significativo, senza perdere un'inaccettabile frazione del suo fatturato ai concorrenti. In altre parole, Microsoft gode di un potere di monopolio in quel mercato.
I rappresentanti di Microsoft chiarirono che, se Apple avesse continuato a sviluppare software multimediale in versione Windows 95 [QuickTime, N.d.R.], allora Microsoft sarebbe entrata nel mercato dello software autore, in modo tale da assicurarsi che gli sviluppatori si sarebbero concentrati sulla piattaforma di Microsoft anziché su quelle di Apple. I rappresentanti di Microsoft asserirono inoltre che, se Microsoft fosse stata spinta a sviluppare strumenti in competizione con Apple, quegli strumenti e quelle tecnologie si sarebbero dimostrati incompatibili con quelle di Apple. Infine, i manager di Microsoft avvisarono che Microsoft avrebbe messo sul campo tutte le risorse necessarie a garantire che gli sviluppatori usassero i loro strumenti. L'investimento non sarebbe stato limitato dai modesti ritorni che ci si possono attendere dal software autore.
Le interazioni di Microsoft con Netscape, IBM, Intel, Apple e RealNetworks rivelano, tutte, la strategia business di Microsoft: rivolgere il potere che deriva dal suo monopolio per indurre quelle società ad abbandonare i progetti che minacciano Microsoft ; punire quelle società che le resistano.
Dannosissimo è il messaggio che le azioni di Microsoft hanno significato a ogni impresa con la potenzialità di innovare nel mercato informatico. Attraverso la sua condotta nei confronti di Netscape, IBM, Compaq, Intel ed Apple, Microsoft ha dimostrato che vorrà utilizzare il suo prodigioso potere sul mercato e i suoi immensi profitti per danneggiare qualunque società che insista nel perseguire iniziative che potrebbero generare competizione contro uno dei prodotti principali di Microsoft.
Il successo goduto in passato da Microsoft, quando decise di ferire tali compagnie e di bloccare l'innovazione, impedisce gli investimenti in tecnologie e imprese che esibiscono il potenziale di minacciare Microsoft. Il risultato finale è che alcune innovazioni che porterebbero significativo beneficio per i consumatori non possono accadere per l'unico motivo che esse non coincidono con gli interessi privati di Microsoft.
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Luca Accomazzi confida che nessuno accuserà la magistratura americana di essere infiltrata dai comunisti
Originariamente pubblicato in data 01/01/2000