Originariamente pubblicato in data 15/07/1992
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Mezz'età
Mezz'età
Non ci crederete, ma già nel 1992 mi lamentavo del Mac OS, delle sue limitazioni, e chiedevo a gran voce che arrivasse qualcosa di simile a Mac OS X.<br>
Il Macintosh non è più una macchina nuovissima: diamo uno sguardo ai suoi presunti acciacchi, e ai rimedi che Apple si propone di applicare. Commentiamo poi un paio di annunci recenti.Quando Mac è nato, era dotato di tutto lo hardware che a quei tempi era disponibile sugli altri computer come dotazione opzionale. Consideriamo il video: era incorporato, grafico, ad alta risoluzione (per quei tempi lontani). Bell'idea, se pensate che tutti i primi PC IBM nacquero senza nessuna possibilità di fare grafica, e solo in seguito vennero introdotte tutte quelle schede dai nomi impossibili: CGA, MCGA, EGA, VGA, SVGA, XGA...
L'input? Il mouse era una novità assoluta, naturalmente: era stato introdotto poco tempo prima, su Lisa, ma pochissimi avevano utilizzato quella macchina costosissima e non perfettamente funzionante, che oggi consideriamo un esperimento di Apple.
Per i collegamenti, ogni Mac è stato dotato, sin dal 1984, della porta modem e della porta stampante, (la definizione tecnica è "due interfacce seriali di comunicazione RS422"). Oggi anche i PC nascono forniti di hardware per la comunicazione incorporato, ma nella prima metà degli anni '80 chi desiderasse trasmettere dati, o dotarsi di una stampante, solitamente doveva acquistare separatamente, e installare, anche la porta seriale.
Non dimentichiamo poi AppleTalk: tutti i Mac nascono pronti per il collegamento in rete, e anche questa splendida idea è originalissima.
Il Mac, sempre nel 1984, ha anche introdotto l'unità a disco da tre pollici, il primo microprocessore con parola a 32 bit (il 68000), e tante altre cosette che non menziono. Sono passati otto lunghissimi anni. Si dice (l'ha detto, tra gli ultimi, Steve Jobs, che del Mac è il papà) che una architettura di computer vive dodici anni: poi diviene troppo vecchia, obsoleta, e le scelte sbagliate o limitanti che inevitabilmente si sono fatte all'origine ne impediscono la continuazione. Se è vero, dovrebbero esserci dei segni premonitori nell'aria. Mi sono messo a cercarli, e forse qualcosa ho trovato. Vediamo un po'.
Il video: sono disponibili schermi di formato A3, e il colore, anche a 24 bit, è una realtà matura usata quotidianamente da molti di noi. La sua programmazione non è però semplicissima, perché quel primo Mac, nel 1984, venne creato per il bianco e nero: così, oggi, chi crea una applicazione deve scrivere del codice fatto pressappoco così: "controlla su che modello di Mac stai girando; se è un Mac classico, fai questo e quest'altro. Se è un Mac LC, II, o Quadra, fai invece così e cosà". Sarebbe preferibile scrivere semplicemente "disegna questo e quello", e lasciare che il Mac si preoccupi di rappresentare l'oggetto disegnato sullo schermo, B/N o colori che sia, però non si può. Nulla di grave, intendiamoci, ma certamente un sintomo della mezz'età: per l'appunto una scelta limitante all'origine che condiziona il futuro della macchina.
Volendo parlare in modo significativo di video, però, dobbiamo volgere la nostra attenzione a QuickTime. Il Nostro è ottimizzato per girare al meglio su uno schermo da 32.000 colori. Quindi, la più rivoluzionaria ed interessante aggiunta al software di sistema Macintosh dopo System 7 corre su una gamba sola sui Mac LC, IIsi, IIci, e per galoppare davvero gli serve un Quadra ben dotato di RAM video. Un LC II, infatti, può usare 32.000 colori, ma solo sul piccolo schermo da dodici pollici, e la velocità è tutt'altro che eccelsa. L'occupazione di memoria, poi, è tale che sia necessario possedere un lettore di CD-ROM per riuscire a godere di un filmato di lunghezza significativa.
Aperta parentesi. Come vado ripetendo da anni, il CD-ROM è come il mouse: serve a tutti, ma non tutti se ne rendono conto. Se avete un milione da investire per il vostro Mac, il CD-ROM è una scommessa sicura. Chiusa parentesi.
Tutto questo solo per vedere i movie di QuickTime. Per chi volesse crearne, ed è aspirazione legittima, la strada si fa ancora più in salita. Ci vuole un microfono più significativo di quello in dotazione, una scheda di cattura immagini come la VideoSpigot, del software ben dotato. Insomma, un Mac II e qualche milione. Le voci di corridoio che sono solito ascoltare mi dicono che il venturo Quadra 1000 incorporerà tutto questo, e potrà pertanto fare meraviglie multimediali e usare anche Casper, che richiede, a sua volta, un microfono di qualità superiore.
E per quanto riguarda la rete? Oggi, la velocità di trasmissione del sistema di rete incorporato, LocalTalk, risulta limitativo. Apple risponde spingendo verso una graduale conversione al sistema Ethernet, che ha incorporato nei Quadra e rende disponibile per le altre macchine dall'LC in su. Apple ha anche presentato nel mese di maggio un sistema di trasmissione dati ad altissima velocità, QuickRing, e sta studiando le possibilità della trasmissione dati via onde radio, ma tutto questo è per il futuro. E, comunque, di reti parleremo in dettaglio nel prossimo numero.
Un altro problemino che sarebbe bene sbrogliare è la limitazione di System 7 alla multiprogrammazione cooperativa (ovvero: l'efficienza del sistema Mac è condizionata dal peggiore tra gli applicativi che sono in uso, e una applicazione guasta può provocare il crollo di tutte le applicazioni). Apple sta studiando l'introduzione di un nuovo nucleo del sistema operativo, e vedremo che cosa presenterà nel 1993: nel mio piccolo possono solo garantire che non sarà semplice. In fin della fiera, i sintomi della mezza età del Mac non sono poi moltissimi: merito di un progetto iniziale brillante e modulare, che Apple ha saputo espandere con il tempo. Il problema sembra essere piuttosto politico: se Apple produrrà effettivamente dei Macintosh, come il succitato Quadra 1000, dotati di tutto quello che oggi è opzionale, avrà sul mercato una macchina pronta per la seconda metà degli anni '90, ma avrà anche tutta l'inimicizia delle terze parti. Ditte come RasterOps e Radius vivono di espansioni per il Mac, e se Apple le fornisse di serie si troverebbero strangolate dalla sera alla mattina. Apple, dal canto suo, si ritroverebbe sola a progettare espansioni per il Mac, e molti operatori economici rifiuterebbero di usare Mac per non dipendere da un solo fornitore. Un bel problema. Già oggi, RasterOps investe il 50% del suo budget di ricerca e sviluppo sulle periferiche per MsDos: una decisione presa, non a caso, subito dopo che Apple ha presentato i suoi monitor a colori da 16 e 19 pollici...
Da questo punto di vista, più economico che tecnico, quindi, Apple si trova un po' tra l'incudine e il martelo, e sarà interessante osservare gli annunci dei prossimi quattro-sei mesi per vedere come ne uscirà. Sempre in attesa di PowerPC, naturalmente, che con la sua stessa esistenza cambierà il mercato e metterà i Mac basati sul 680x0 nella condizione di macchine di fascia bassa...
Apro l'ultimo numero di Apple Direct, la rivista che Apple invia a noi programmatori, e leggo che... entro il 1992, distribuiremo la prima Reference release di System 7. Si tratterà di una singola versione di System 7 che funzionerà su qualsiasi Macintosh, in qualsiasi lingua umana che Apple supporti. La versione Reference non sarà più toccata per almeno 12-18 mesi. Gli utenti installeranno estensioni nella cartella sistema, per ottenere nuove funzionalità, per adattare il sistema a nuovi sistemi di scrittura (per esempio il francese o l'ebraico) o a nuovi modelli del Macintosh. [...] Infatti, dopo l'uscita della versione Reference, supporteremo i nuovi modelli aggiungendo "estensioni CPU" da infilare nella cartella sistema .
Giro pagina, e trovo l'annuncio di QuickDraw GX (già assurto all'onore delle cronache con il suo nome in codice di El Kabong - simpaticissimo ma così gergale che rinuncio a rendere l'idea di cosa significhi).
Rinuncio a darvi tutti i dettagli tecnici, dato che troveranno probabilmente spazio nelle News. Le novità sono molto, molto interessanti. La prima porterà con sé una inusuale stabilità, darà modo atutti gli utenti di dotarsi della versione più recente del software di sistema, semplificherà il lavoro ai programmatori, e metterà una pezza al problema che menzionavo in apertura dell'articolo, e cioè l'impossibilità di scrivere un unico programma valido per tutti i modelli di Mac.
Ma al di là della validità delle soluzioni, il tratto importante da segnalare mi pare un altro. Apple non fa più mistero delle direzioni in cui si svolge la sua ricerca e sviluppo. È un segno dei tempi, dato che in passato, piuttosto che rivelare che cosa bollisse in pentola molti uomini (e donne) di Apple erano disposti a cucirsi la bocca col fil di ferro. È una operazione di marketing, perché rivelare le future mirabilie di cui saranno capaci i Macintosh serve a mantenere alta la percezione della sua superiorità tra gli utenti attuali e i possibili acquirenti. un sintomo di sicurezza in sé stessi, perché evidentemente Apple non teme più che qualcuno possa copiare le sue idee migliori. In poche parole, è Cosa Buona e Giusta.
Perdonate il mio entusiasmo, che forse vi parrà eccessivo, ma cercate di capire: per cultura e per educazione io apprezzo l'informazione quanto null'altro. Sono dell'avviso che una notizia, una conoscenza sia sempre e comunque cosa positiva. Non sopporto le censure, detesto i segreti, mi irritano le mezze verità. Come giornalista, apprezzo la possibilità di sapere cosa sta succedendo, e di tenerne puntualmente informati i miei lettori. Come consulente, posso valorizzare queste conoscenze, e trasformarle in altrettanti servizi per i miei clienti: è tempo di investire così, di aggiornarsi cosà.