Il Mac OS che verrà
Il progetto Copland è un fallimento. Apple, in crisi profonda, studia la possibilità di acquistare un sistema operativo già pronto, il BeOS, e di adottarlo come proprio
Quando arriverà il prossimo Mac OS, cosa farà, e a chi servirà? Apple sembra avere una risposta, inaspettata e coraggiosa, a queste domande.
Forse ricorderete che il mese scorso, in questo stesso spazio, il sottoscritto definiva "abominevole" il ritardo con cui Apple sta procedendo al rilascio della prossima versione del sistema operativo Mac OS. Pare che i più alti dirigenti di Apple siano d'accordo e si stiano muovendo per rimediare. Nelle scorse settimane si sono rincorse voci insistenti, secondo le quali Apple intenderebbe acquisire BeOS, un sistema operativo sviluppato indipendentemente da un gruppo di programmatori di primissimo piano (il capo progetto viene da Apple, ed è l'autore del nucleo dell'attuale Mac OS 7), sotto la direzione di Jean Louis Gassée -- già vicepresidente di Apple, francese esuberante e geniale che viaggia con un orecchino dove è incastonato un diamante grande quanto l'unghia di un mignolo.
È lecito chiedersi se e quanto una nuova versione di Mac OS serva davvero ai possessori di Macintosh. La risposta è "sì e moltissimo". Un nuovo sistema operativo sarebbe più efficiente, e dunque molto più veloce, dell'attuale. Sfrutterebbe meglio le potenzialità del PowerPC (ricordate che System 7 è stato originariamente creato per girare sui processori Motorola 68000). Sarebbe più robusto: non avverrebbero mai crash di sistema (il Mac non si bloccherebbe mai). Verrebbe progettato per riconoscere e sfruttare tutti i processori installati in un calcolatore: è questa la strada da seguire per ottenere prestazioni ancora maggiori.
L'idea: Apple userebbe le fondamenta sviluppate per il progetto Mac OS 8, alias Copland, già pronte da un pezzo, moderne e robuste (per gli addetti ai lavori: il nucleo NuKernel è rientrante, multiprocesso, prelazionale, multithreaded, multiprocessore simmetrico, plug & play e supporta il risparmio di energia sui portatili). Al di sopra innesterebbe lefunzionalità sviluppate per BeOS. E poi trasporterebbe, una alla volta, le tecnologie di System 7 sul nuovo sistema operativo, cominciando con QuickTime. Data prevista per un primo rilascio, secondo le voci: luglio 1997. Presto? Si, ma in effetti si tratta semplicemente di incollare insieme pezzi di software già esistenti e funzionanti.
Ero molto dubbioso quando ho sentito menzionare per la prima volta questa strategia, ma dopo averci molto riflettuto mi sono convinto che funzionerebbe. Anzi, spero proprio che sia vero: ci consegnerebbe a tempo record il sistema di gran lunga più moderno esistente al mondo, un OS che fa mangiare la polvere non solo a Windows 95, ma anche al vantato Windows NT 4.
Apple dovrebbe creare un emulatore di System 7 che giri sul nuovo sistema. Una specie di "Soft MacOS". L'emulatore sarebbe basato su MAE, un emulatore di Mac OS per Unix già oggi disponibile. Secondo le voci che ho raccolto, non sarebbe pronto prima di un anno: nel frattempo vecchio e nuovo OS convivrebbero su uno stesso disco rigido, e all'avvio ci verrebbe chiesto quale utilizzare: "Vuoi avviare il computer con System 7?". Useremmo da subito il nuovo OS per eseguire le prima applicazioni riscritte per esso: programmi come Photoshop diverrebbero formidabilmente più veloci, sfruttandolo.
Quanto sono attendibili le voci? Ellen Hancock, il nuovo direttore tecnico di Apple, parlando a noi giornalisti il mese scorso non ha voluto commentare o smentire, ma ha dichiarato: "Lanceremo sul mercato un nuovo sistema operativo di cui i nostri utenti godranno immensamente, e non lo faremo da soli. Se possiamo trovare la miglior soluzione al di fuori di Apple, la acquisiremo".
L'annuncio ufficiale sarà dato solo il 7 gennaio. I lettori che masticano l'inglese e dispongono di una connessione Internet potranno ricevere informazioni di prima mano visitando l'indirizzo http://macos.apple.com .
Originariamente pubblicato in data 01/02/1997