Itanium
architettura RISC a 64 bit per lultimo nato di casa Intel: ma il mercato non lo degna di un secondo sguardo
Con una presentazione tutto sommato sottotono la potentissima Intel ha finalmente presentato, il 29 maggio 2001, il suo nuovo processore Itanium. L'ultimo arrivato in casa Intel presenta numerose novità di tutto interesse, a cominciare dalla sua architettura a 64 bit (tutti i Pentium, compreso il recentissimo Pentium 4, lavorano sulle informazioni a blocchi di 32 bit alla volta). Lo sviluppo è stato difficilissimo: ha richiesto sette anni, oltre otto miliardi di dollari e la collaborazione di Hewlett Packard. Intel ha voluto incorporare nel suo prodotto alcune idee che circolano da anni negli ambienti accademici ma che nessun'altro aveva mai messo in pratica: i prossimi mesi diranno se si tratta di rivoluzioni, innovazioni o -- non si può escluderlo -- buchi nell'acqua. La novità principale sta nell'architettura VLIW (very long instruction words: letteralmente, "istruzioni lunghissime") che permette ad Itanium di essere contemporaneamente compatibile con i programmi scritti per i Pentium, con i programmi scritti per i processori HP PA-RISC e con una futura generazione di nuovo software specificatamente creato per lui stesso.
Per capire i motivi di una innovazione tanto drastica bisogna sapere che Intel ha sempre sofferto, durante tutta la sua storia, la maggiore importanza del software sullo hardware. L'azienda inventò il microprocessore a metà degli anni Settanta (con il 4004, processore a quattro bit) e si vide costretta a creare ogni generazione successiva sulla base di quelle precedenti, in modo da garantire la capacità di eseguire i programmi già esistenti. Così al 4004 seguì l'8008 (primo processore a 8 bit), e poi 8080, 8088 (usato nei primi PC IBM), 8086, 80186, 80286 (sedici bit, PC IBM AT), 80386, 80486 (trentadue bit), infine i quattro Pentium. Solo una volta Intel provò a cambiare le carte in tavola, con il Pentium Pro (che nonostante il nome presentava una architettura ben diversa da quella Pentium) e che fu un insuccesso commerciale, a causa del'incapacità di Microsoft di sfruttarne le caratteristiche in Windows. La storia del PC basato su Ms-Dos prima e Windows poi ha fatto la fortuna di Intel: tantissime aziende si rifiutano di considerare le alternative non Windows compatibili e quindi acquistano centinaia di milioni di calcolatori "Intel inside". Di converso, Intel è stata condannata a quasi vent'anni di miglioramenti incrementali, in cui ogni generazione successiva si porta dietro tutte le scelte sbagliate od obsolete delle generazioni precedenti, per garantire la compatibilità. È per questo motivo che i processori Intel sono più grandi e consumano più corrente degli altri: il Pentium 4 è grande quanto un pacchetto di sigarette, mentre il PowerPC G4 che sta al cuore dei Macintosh è ugualmente potente ma paragonabile per dimensioni all'unghia di un pollice.
Proprio all'avversario PowerPC si deve l'idea che ha fatto nascere Itanium. Nel 1994 i Macintosh adottarono PowerPC sostituendo un altro processore di concezione più vecchia, il Motorola 68040. Le applicazioni Mac create per il 68040 funzionavano anche sul PowerPC, grazie alla presenza di uno speciale emulatore incorporato nel sistema operativo e di alcune istruzioni ad hoc inserite nel PowerPC stesso. La migrazione "morbida" fece scalpore nell'industria e oggi Intel sceglie di provarci a sua volta: Itanium dunque può eseguire i sistemi operativi e i programmi Windows esistenti, ma lo fa con prestazioni davvero modeste. Dà il massimo di sé quando viene messo di fronte a software progettato ex novo per la sua architettura moderna a 64 bit. E infatti i primi Itanium vengono montati (da HP) su calcolatori destinati a fare i server di rete, non su personal computer: contengono due, quattro oppure sedici Itanium in parallelo, montano una versione beta (cioè sperimentale) del nuovo sistema operativo Windows XP, costano da settemila dollari in su. Le aziende che manipolano quantità fantasmagoriche di dati, così tanti da non poter venire indirizzati nei trentadue bit che caratterizzano tutti gli altri processori sul mercato, correranno ad adottarlo: ma non sono molte le società per cui un limite di 4 GB sia significativo.
Oggi Itanium è qui: un processore potente e di nuova concezione, ma arrivato molto in ritardo sui tempi previsti, con una velocità in MHz modesta (733 oppure 800, quando il Pentium 4 supera il doppio di quella cifra), costoso (oltre 4200 dollari per ogni esemplare da 800 MHz), massiccio (Intel utilizza per Itanium un processo da 0,18 micron, mentre i Pentium 4 vengono già prodotti con circuiti da soli 0,13 micron). Nel nome vuole ricordare il titanio, ma alcuni analisti l'hanno già ironicamente ribattezzato "Itanic". Nessuno sa esattamente se avrà successo. Chi si sbottona prova a dare un colpo al cerchio e uno alla botte: il Gartner Group scrive che l'architettura Itanium dominerà il mercato dei server entro cinque-sette anni, ma che questo processore non incontrerà il successo di mercato e sarà solo il suo successore (nome in codice "McKinley", oggi in sviluppo nei laboratori Intel) a portare al successo commerciale la nuova architettura a 64 bit. La verità è che difficilmente Itanium potrà passare inosservato: se gli sviluppatori lo adotteranno potrà prendere piede e nel tempo sostituirà il Pentium, come PowerPC sostituì il 68040. In caso contrario farà la triste fine del Pentium Pro e Intel sarà costretta a prolungare indefinitamente la dinastia dei microprocessori che discendono in linea diretta dal vecchio 4004.
Originariamente pubblicato in data 02/06/2001