Originariamente pubblicato in data 05/04/1999
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Linterfaccia utente
Linterfaccia utente
Mouse, icone e menu a discesa hanno conquistato il mondo. Introdotta sul mercato da Apple con Lisa e Macintosh, popolarizzata da Windows, l'interfaccia utente grafica ha sbaragliato avversarie che esistevano da quarant'anni. Cos'ha di tanto speciale?
Cosa c'è di sbagliato, dopotutto, nello scrivere DIR C:MYFILES*.EXE ? L'interfaccia utente Apple, (che viene anche chiamata la metafora della scrivania) è stata introdotta nel 1983, e ha presto sbaragliato le molte virtuose rivali, facendo divenire il mouse cittadino di quasi tutti i sistemi informatici.La sua filosofia ha le radici in un lavoro compiuto negli anni '60 alla Sri International, dove il progetto Augmentation Research Project si proponeva lo sviluppo di uno strumento per l'aiuto alla, e lo sviluppo della, intelligenza umana. Il mouse nacque in quel periodo.
Le finestre che si muovono sullo schermo, e i menu (che in quel caso nascevano sotto il cursore del mouse, e sparivano dopo l'uso), nascono nella seconda metà degli anni '70, come molti lettori sapranno già, alla Xerox. L'occasione è la creazione dell'ambiente di sviluppo, e linguaggio di programmazione, SmallTalk; la workstation Star, introdotta nel 1981, rappresenta la summa dell'esperienza Xerox. Questa costosissima e potentissima macchina permetteva lo sviluppo multimediale dei documenti: lavorando, le applicazioni erano viste come risorse del documento. In altri termini, quando il mouse si trovava nella zona del documento contenente un grafico, veniva invocata l'applicazione grafica per elaborare le azioni dell'utente, quando il mouse veniva spostato per manipolare il testo entrava in azione il word processor e così via; il tutto nella stessa finestra. In quell'anno era già a buon punto lo sviluppo di Lisa Apple, un personal computer completamente orientato alla grafica per facilitare l'interazione con l'utente. I progettisti di quella macchina rivoluzionaria, folgorati sulla via di Damouse, adottarono molti dei concetti chiave dell'interfaccia Xerox, altri ne respinsero (l'uso di più applicazioni per documento avrebbe richiesto una quantità di memoria di molti megabyte) ed altrettanti ne crearono di nuovi: per esempio non menu a comparsa ma a discesa, perché le persone leggono da sinistra a destra e dall'alto in basso, e perché debbono sempre essere tutti visibili. Un cestino, per liberarsi del materiale ormai inutile. E, in generale, la metafora della scrivania: lo schermo del computer è la scrivania dell'utente, le finestre sono i pezzi di carta che sulla scrivania vengono spostati, c'è uno spazio riservato agli Appunti...
Lisa era una macchina rivoluzionaria: in un periodo nel quale il gigante Ibm non sapeva proporre altro che il Pc col suo povero MsDos, Lisa aveva già il multitasking, la grafica in alta risoluzione, il toolbox, e naturalmente il mouse - con un solo bottone, perché in questo modo l'utente non deve chiedersi qual è il tasto da premere. Star, invece, aveva tre bottoni sul mouse.
Nel 1984, Apple prepara una versione più economica e aggiornata di Lisa: ecco Macintosh, the personal computer for the rest of us. Per produrlo, Apple ha sacrificato il multitasking, che verrà reintrodotto solo quattro anni più tardi, per stadi, con MultiFinder. Nel 1986 Apple concede la metafora della scrivania anche ai milioni di utenti fedeli della sua prima famiglia di Pc, l'Apple II, e per l'occasione veste l'interfaccia utente con migliaia di colori: ecco l'Apple IIgs. Poco più tardi, nascerà il Macintosh II. Da dove viene il successo dell'interfaccia Apple? Da una serie prodigiosa di caratteristiche.
É uniforme e consistente: quando avete imparato ad usare un programma su Macintosh siete sulla buona strada per conoscerli tutti. Paragonata al mondo MsDos, dove le applicazioni possono somigliarsi solo per coincidenza, ha dell'incredibile. L'uniformità del mondo Apple da all'utente la possibilità di concentrarsi sul compito, e non sullo strumento.
É semplice da imparare: il gruppo di psicologi di casa Apple, con i famosi Tesler e Key in testa, (quest'ultimo è l'inventore dello SmallTalk) ha studiato per anni l'interfaccia, e continua ad aggiornarla in modo che sia sempre più semplice, intuitiva, e i fin dei conti divertente da usare. Ma come può essere tanto intuitiva?
É basata su metafore del mondo reale. Non c'è solo il cestino, ma anche le cartellette, gli accessori di scrivania, la manipolazione delle icone con il mouse: tutte queste cose si rifanno ad atti compiuti giornalmente sulla propria scrivania da ogni persona. Voi avete una calcolatrice sulla scrivania? Apple vi mette una calcolatrice dentro il computer, identica a quello della scrivania. Avete tanti documenti da raggruppare? E noi vestiamo le subdirectory da cartellette raccoglitrici. Rischiate di dimenticare cosa avete scritto in un documento? Ecco le etichette della finestra informazioni, dove potete scribacchiare qualche appunto per rinfrescare la memoria. E non bisogna dimenticare che la scrivania resta nelle condizioni in cui l'utente la lascia.
L'interfaccia Apple è stabile: la mia scrivania elettronica è, ahimè, quasi in disordine come quella reale! Se prima di spegnere il computer l'utente stava lavorando sui documenti della cartella "Rapporti", alla riaccensione della macchina la cartella sarà sempre lì, aperta e nella stessa posizione di prima. La sbarra dei menu è sempre lì, ferma e rassicurante, e i primi tre menu (l'avevate notato?) sono sempre gli stessi. Leggere un documento, salvarlo, crearne uno nuovo, lasciare una applicazione sono atti sempre uguali, dappertutto. La scrivania è sempre lì, sotto alle finestre (e, con MultiFinder, sulla scrivania ci sono anche gli strumenti del Finder). La stabilità è tranquillizzante, anche se solo inconsciamente: non c'è più paura di sbagliare, perchè all'utente non sembra mai di trovarsi in un ambiente nuovo. Fateci caso: appaiono più di frequente messaggi d'errore in MsDos o sul Macintosh?
É integrata. Solo un programmatore può sapere davvero quanto costa mantenere la compatibilità con gli Appunti: migliaia di righe di codice, da scrivere e riscrivere per ogni differente applicazione. Eppure, con pochissime eccezioni, voi siete in grado di tagliare parte di un documento e incollarla in un altro documento di un'altra applicazione, senza distinzione di tipo. Taglia, copia, incolla e soprattutto annulla: preziosissime opzioni sempre disponibili.
Non è mnemonica. Nessuno ci fa caso se non gli viene fatto notare, ma l'interfaccia Apple usa una strategia diametralmente opposta a quella tradizionalmente per riferirsi ad un oggetto qualunque. In MsDos, per riferirvi ad un file, voi tipicamente listate il contenuto del disco, con un'istruzione DIR. Trovate il nome del file, per esempio FILE.BAK, lo memorizzate e battete il secondo comando usando il nome in questione, per esempio ERASE FILE.BAK. Una strategia che potremmo chiamare Ricorda-e-Ribatti. Nell'interfaccia Apple la strategia è la ben più immediata Vedi-e-Indica: vedi il documento, o la sua icona, indicala con il mouse. Quanti errori risparmiati! Il metodo è sempre quello: vedi l'oggetto, e lo punti con il mouse, poi scegli l'azione da intraprendere sull'oggetto, magari scegliendola da un menu.
Quanto a mnemonicità, non dobbiamo dimenticare la possibilità di dare ai documenti nomi significativi: trentun caratteri qualunque, e non nove striminzite lettere maiuscole con un'estensione di tre lettere: è più chiaro il nome ALBGEN.DAT oppure Albero genealogico di famiglia?
L'utente ha il controllo, sempre. Nel Finder, controlla la posizione degli oggetti e il modo in cui sono visualizzati (per icone, per nome, per data...) Qualsiasi opzione pericolosa richiede di una conferma, implicitamente (vuota il cestino) o esplicitamente (sei certo di voler...) Quando sceglie un'opzione da un menu, l'utente sa sempre se ne seguirà una finestra di dialogo o se l'azione avrà luogo immediatamente (l'avevate notato consciamente? Le voci di menu che terminano con i puntini di sospensione evocano un dialogo). L'utente controlla anche i dettagli minuti, come lo sfondo della scrivania o il colore delle icone o il volume dell'altoparlante. L'utente può esplorare: è una caratteristica dell'intelligenza la voglia di esplorare il proprio ambiente, e un computer non deve frustrare l'intelligenza del suo acquirente, pertanto da ogni opzione si può tornare indietro, in ogni momento. Alla voce Annulla (Undo) del menu Composizione si aggiunge il bottone Annulla (Cancel) nelle finestre di dialogo: in tutte, e non solo in quelle pericolose, e anche durante le operazioni come la copia di alcuni file.
Infine, ciò che vedi è ciò che ottieni. Per ultima, la caratteristica più evidente di tutte: l'aspetto di un documento stampato è lo stesso che avevamo visto sul video. Non per niente il desktop publishing è nato su Macintosh! La faccenda è ancora più pregnante di quanto molte persone ritengano: provate a far girare PageMaker su Mac e su un Pc, e dopo aver realizzato un semplice documento stampatelo su entrambi. Adesso ponete il foglio di carta sopra il video dell'uno e dell'altro. Sorpresa! La stampa di Mac combacia perfettamente con l'immagine a video, perchè i punti dello schermo sono esattamente quadrati, e misurano esattamente un punto tipografico di larghezza e altezza; questo significa che potete prendere le misure con un righello sullo schermo, e ritroverete quelle misurazioni rispettate nella stampa. Ma su un calcolatore Windows, non ci riuscirete mai.
C'è bisogno di dire altro?