Il DVD si fa in quattro
Nuovi formati del DVD, appena giunti nei negozi o per il prossimo futuro
Il DVD ha vinto; anzi, stravinto. I lettori si vendono come il pane (la loro diffusione cresce con percentuali mai viste per nessun altro elettrodomestico), oggi un apparecchio DVD economico costa solo cento euro. La qualità che porta con sé è deliziosamente superiore a quella offerta dai videoregistratori; di conseguenza le vecchie videocassette VHS sono avviate allestinzione. Nel giro di un paio danni si presume che le videoteche offriranno a noleggio solo dischi DVD, anche se ci vorrà un decennio prima che le videocassette spariscano del tutto. Allorizzonte però si intravvedono già nuove soluzioni post-DVD la cui esistenza complicherà la vita ai consumatori.
Per i filmoni hollywoodiani più spettacolari in America si sono inventati il DVD Superbits. Si tratta di un comune disco DVD video in cui lo spazio a disposizione delle immagini è stato aumentato a scapito dellaudio. La qualità visiva quindi è più alta, ma solo un paio di differenti colonne sonore trovano posto sul disco (in un DVD standard se ne possono trovare otto). Potrebbe essere una idea valida per alcuni titoli molto spettacolari, ma alcuni lettori non recentissimi malfunzionano quando vengono messi di fronte al disco non-proprio-standard.
Hanno già fatto la loro comparsa sul mercato anche i registratori DVD, che per ora costano davvero tantissimo. Lidea qui è di consentire la videoregistrazione di un programma televisivo direttamente nel formato digitale, su un disco DVD che poi risulterà guardabile anche da chi ha un comune lettore senza capacità di scrittura. Le case produttrici però si sono divise in due campi e hanno realizzato due metodi di incisione incompatibili anche se dal nome quasi identico (si chiamano DVD-R e DVD+R). Il rischio per chi acquista è quello di scegliere il formato perdente e trovarsi, di qui a qualche anno, con un dispositivo per cui non si trovano più in commercio supporti vergini e che non può leggere i dischi prodotti dal concorrente più fortunato. Ovviamente questo blocca i consumatori accorti, rallenta gli acquisti e impedisce la diffusione della soluzione.
Ma non è finita qui. Un videoregistratore DVD-R (o DVD+R) deve comprimere digitalmente il video mentre lo registra, in modo da garantire una durata decente alla incisione. La compressione in velocità però non è molto efficiente: quindi un disco fatto in casa può contenere al massimo unora di video in alta qualità. Un po poco per chi vorrebbe impadronirsi del film trasmessi alla TV e che deve accettare una riduzione della qualità se vuole stipare per intero un lungometraggio. Per risolvere il problema le case produttrici stano per lanciare sul mercato una tecnologia differente: un super-DVD in cui sia il disco che il lettore sono cambiati e usano una densità di scrittura maggiore. Su un moderno disco DVD trovano spazio 4,7 miliardi di informazioni digitali; sul futuro disco Blu Ray recentemente proposto da Sony, Sharp, Hitachi, LG, Matsushita (Panasonic), Thomson, Philips, Pioneer e Samsung la dimensione cresce sino a 50 miliardi. A parità di compressione quindi un disco potrebbe accogliere oltre dieci ore di video. Ma anche stavolta i costruttori sono riusciti a litigare: Toshiba e NEC stanno proponendo una tecnologia alternativa al Blu Ray, capace di soli 30 GB per disco ma apparentemente più compatibile con i DVD esistenti. Philips, per inciso, ha anche dimostrato un microdisco del diametro di soli tre centimetri e dalla capacità di 3 GB: non è ancora chiaro come questa proposta si inquadri nella offerta di tecnologia video digitale. Il rischio (anzi, la quasi certezza) è che si torni alle vecchie guerre di formato che negli anni Settanta e Ottanta resero la vita difficilissima per i consumatori costretti a scegliere tra videocassette dal formato differente e incompatibile (oltre a VHS esistevano Betamax e Video2000). Come in un parlamento diviso tra cento partitini incapaci di formare una maggioranza di governo, anche il DVD Forum non riesce a esprimere un solo standard: oltre duecentotrenta aziende del settore sono membre di quellente, preposto a governare il futuro dei dischi digitali. Davvero troppe per trovare un accordo: e così gli amanti del cinema vanno verso una Babele digitale di cui non si vede la fine.
Originariamente pubblicato in data 20/10/2002