Due o tre cose che so sul Music Store
Riassunto delle puntate precedenti: Apple si mette a vendere canzoni via Internet, a novantanove centesimi luna. Risultato: van via come le ciliegie.
Sullo iTunes Music Store sono corsi fiumi di inchiostro. Riassumibili in pochi filoni.
Filone uno, molto popolare sulle riviste di affari & finanza: Apple ha guadagnato un sacco di soldi vendendo due milioni di canzoni in due settimane, quindi non è destinata a fallire per ora. Filone due, gettonatissimo sui siti di utenti PC: Microsoft e Real se ne usciranno entro pochi secondi con un concorrente che costerà meno e funzionerà solo in Windows e Apple è destinata a fallire. Filone tre, molto popolare sui siti di appassionati & fanatici Macintosh: facciamo una petizione per convincere Apple a estendere il servizio anche qui da noi. Ve li smonto in ordine inverso.
Tutti quelli che pensano che una multinazionale abbia bisogno di una petizione per convincersi a vendere i suoi prodotti in tutto il mondo e a guadagnarci soldi, per cortesia, si mettano in fila qui alla mia destra. Non spingete, ci sono psichiatri a sufficienza per tutti.
Per estendere lo iTunes Apple Music Store nel resto del mondo, Apple ha bisogno (a) del permesso delle case discografiche, (b) di stringere accordi con le società nazionali per la tutela del diritto dautore. Il punto a è presto fatto, visto il successo strepitoso ottenuto in patria. Il punto b è un delirio (rileggetevi il mio editoriale di due mesi fa). Ci arriveremo, ma piano piano, e scommetto una azione Apple contro un bottone che lItalia non sarà tra le prime nazioni servite in Europa. Grazie preventivamente, SIAE.
Già che ci sono sfaterei, se me lo permettete, altre due favole. Primo: no, non sarà possibile agli italiani acquistare musica sullo Apple Music Store tedesco o francese semplicemente perché esiste la Unione Europea. Secondo: no, non basta digitare un indirizzo fittizio statunitense per aggirare il blocco. Se proprio volete provare lebbrezza di un acquisto prendetevi una carta di debito prepagata negli States (ma non compratela in linea, non funzionerebbe).
Bella predizione, complimenti vivissimi per lacume, è come azzardare che Emilio Fede difenderà la prossima mossa di Berlusconi qualunque essa sia. Apple si inventa una cosa, Microsoft dice immediatamente che sta già preparando la stessa identica cosa, poi esce in pauroso ritardo con una mediocre imitazione. Lunica trama che ho visto replicare con maggior costanza è quella dei cartoni animati giapponesi a base di robot giganteschi. Certo che Microsoft si farà il suo Music Store. La domanda è: quanto tempo ci vorrà prima che funzioni, non dico bene, dico in modo accettabile? Quanti utenti PC si accontenteranno nel frattempo della soluzione Apple, una volta che iTunes per Windows sarà liberamente scaricabile dai server di Cupertino?
Con buona pare di uccelli del malaugurio e di eterni ottimisti, lo Apple Music Store non avrà alcun effetto decisivo sulle sorti di Apple. La casa di Cupertino gode di buona salute nonostante le previsioni di una sua imminente scomparsa che si susseguono da quindici anni almeno. Negli ultimi due-tre anni di vacche magre Apple è sempre stata nel novero delle pochissime imprese di informatica che hanno continuato a macinare utili. Il tavolino sta in piedi su tre gambe: professionisti (ultimamente hanno pochi soldi da spendere, ma speriamo nel PowerMac G5), studenti americani e consumatori. Questultimo mercato si è raddoppiato per Apple negli ultimi anni, ma non basta alzare una gamba per spiccare il volo. Se non ci credete, osservate con attenzione i cani quando fanno pipì.
Ah, dimenticavo: lo iTunes Music Store non azzererà neppure la pirateria della musica via Internet. Se volete fare streaming della musica di iTunes via Internet scaricate e installate Andromeda: aggira anche i blocchi introdotti in iTunes 4.0.1.
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Luca Accomazzi ha circa tremila canzoni nel suo iTunes, e non appena il Music Store arriverà in Italia ne comprerà da Apple un altro po.
Originariamente pubblicato in data 01/09/2003