Difensore d'ufficio
L'accusa più ricorrente dei lettori nei confronti della stampa specializzata: parlate sempre e comunque bene delle case produttrici. Beh, io no. :-)
In occasione del mio cinquantesimo Clipboard per Macworld Italia, tolgo qualche sassolino dalle scarpe; do un'occhiata al passato e spiattello i miei desideri per il futuro.
Risfogliando la mia produzione di commentarî per Macworld mi sorprende piacevolmente trovare una quantità di previsioni azzeccate (e qualche svarione, che mi permetterete di far passare sotto silenzio, pudicamente).
Nel mio terzo clipboard mi sbizzarrivo a immaginare il PowerPC lontano diciotto mesi nel futuro, e come fosse destinato a offrirci capacità elaborative fantascientifiche, quale l'elaborazione di grafica tridimensionale in tempo reale; in pratica, QuickDraw 3D. Nel mio quarto clipboard parlavo di telematica, spiegavo cosa fosse Internet -- pochissimi ne avevano sentito parlare fuori dalle università -- e raccontavo dei miei primi esperimenti con essa.
Ma non sono queste le frasi passate di cui vado più orgoglioso. Sono le bastonature ad Apple. Rileggendo la mia produzione passata è difficile trovare un solo Clipboard in cui non dicessi male di Apple: dei prezzi, della politica per gli sviluppatori, della rete vendita... potrei anche sostenere che su tutte queste questioni Apple abbia recentemente ammesso l'errore e abbia cambiato politica, ma non è questo il punto.
In questo periodo difficile mi capita spesso, viceversa, di difendere la casa di Cupertino. Al punto che qualche lettore mi accusa di essere "venduto al potere", e di lavorare da difensore d'ufficio. Trovo l'accusa ingiuriosa e seccante; vado fiero delle mie accuse passate (che mi sembrano motivate, ad anni di distanza) e sono convinto di essere nel giusto oggi. In passato mi era difficile criticare Apple, che viveva un periodo di vacche grasse, e mi è ancor più difficile sostenerla oggi, ma lo faccio perché ne sono convinto. Per favore, però, non accusate me o l'editore di aver stipulato chissà quali oscuri patti con la casa delle mele.
Sono poche, dicevo, le decisioni strategiche prese dalla nuova dirigenza Apple che non condivido o che, comunque, mi paiono non condivisibili. I miei dubbi si collocano temporalmente più in là, sull'inizio del prossimo millennio. Per rimettere ordine nei propri conti, la casa di Cupertino ha dato un bel taglio a tutti i progetti di ricerca che sembravano meno destinati a dare profitti. Non è Apple la sola casa a ragionare in questo modo: in tempi di margini ridotti tutte le aziende tagliano sulla ricerca e sviluppo che si dimostra meno redditizia.
Ma le conseguenze...
Io non voglio usare Mac per tutta la vita. Neppure un Mac dotato di PowerPC 690 viaggiante a uno ziliardo di megahertz. Voglio altro e di più. Voglio un portatile che abbia sulla piastra madre tutta la circuiteria di un cellulare GSM e di una televisione, e che non si rompa quando cade, nemmeno se lo calpesto. Voglio che riceva ordini a voce e scriva sotto dettatura: senza tastiera e senza mouse. Voglio un monitor 3D che possa venire staccato dal resto del calcolatore, senza fili. Ecco, non voglio neanche un filo: sono persino disposto a portarmi dietro una piccola centrale nucleare per l'alimentazione, se necessario.
In breve, voglio un sacco di cose che un Mac non mi può dare, non con Mac OS 8 e nemmeno col nove. Voglio uno strumento che uccida Mac con la stessa efferata efficienza con cui Mac ha ucciso l'Apple II, e se poi non è compatibile con Microsoft Word 6.0.1 e con Photoshop 3.0.5, pazienza. Anzi, tanto meglio
Amelio mette invece le sue teste migliori a studiare come si possa velocizzare un PowerMac, passando da 180 a 225 MHz. E fa bene: ma questo significa che Apple non mi darà quello che voglio. Chi, allora? Io sto aspettando.
Originariamente pubblicato in data 01/10/1996