Originariamente pubblicato in data 01/11/1992
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Apple, la vita, luniverso e io
Apple, la vita, luniverso e io
Una fotografia di Apple nel 1991
Come i lettori più fedeli ricorderanno, il sottoscritto aggiunge alla sua attività di giornalista quella di consulente e programmatore (i nuovi arrivati, invece, possono leggere le due righe che si trovano in calce ai miei articoli).C'è una spiegazione semplice. Negli Stati Uniti un giornalista di MacWorld vive felice della sua professione; dato che i cugini americani vendono più di centomila copie al mese, il compenso per un singolo articolo è pari a quello che qui da noi viene speso per fare un numero della rivista. Discorso analogo per le parcelle dei consulenti. Così, se mi trovassi negli Stati Uniti, probabilmente mi guadagnerei da vivere professando uno dei due mesteri, ma qui in Italia debbo seguirli entrambi.
Ma non me ne lamento (non troppo, insomma). Per essere sincero, mi diverto in entrambi i ruoli; e mi trovo nella posizione migliore per fare alcune osservazioni che presumibilmente sfuggirebbero a chi facesse solo il giornalista o solo lo sviluppatore.
In queste pagine vorrei condividere con voi un po' di quello che so di Apple, vista da questo peculiare punto di vista. Penso che questa prospettiva novella possa interessare i miei lettori, che presumibilmente possono avere di Apple semplicemente la impressione che essa vuole dare di sé agli utenti finali. E se, per una volta, indulgerò nell'aneddoto e viceversa non sforzerò le mie povere meningi schizoidi per escogitare qualche suggerimento astuto o qualche riflessione cervellotica, perdonatemi.
Con il tempo, sono riuscito a fare qualche conoscenza a Cupertino, presso DTS. DTS, come chi segue la mia serie di articoli sulla programmazione Macintosh ormai ben sa, è l'organizzazione all'interno di Apple che aiuta i programmatori a risolvere i loro problemi. In altri termini, lo sviluppatore assillato da qualche perplessità, come "perché Picture Utilities mi dice che i filmati QuickTime sono a un bit di profondità?" si vede rispondere con osservazioni come "perché non riconosce l'opcode PICT esadecimale 8042, tipico di QuickTime". Interessante, no? No? Beh, immagino che non tutti vadano matti per la programmazione.
Quello che mi interessa raccontare è che il sottoscritto, quando ha qualche mezz'ora da perdere, va alla ricerca di difetti nel sistema operativo. Un passatempo che pratico da una decina di anni: ci vuole un certo amore per le assurdità e un po' di occhio critico. In pratica, cerco di fare cose apparentemente assurde con il software di sistema, o di usare uno strumento in una maniera insolita. Qualche volta mi accorgo che non funziona, o che si comporta stranamente, o che addirittura il Mac si blocca.
Facciamo un esempio con la mia più recente, e semplice, scoperta. Avete installato System 7.0 o 7.0.1 in italiano? Allora scegliete "Mostra info su disco" nel pannello di controllo "Viste". Poi scegliete "Mostra aiuti" dal menu "?". Aprite un disco qualsiasi, e scegliete la vista "Per dimensione" del Finder. Portate il cursore sopra la scritta "Dim." sottolineata che appare nella finestra. Visto? Abbiamo trovato un errore nel Finder. Niente di grave, intendiamoci: qualcuno si è dimenticato di definire l'aiuto a fumetti per una voce. Di solito le mie scoperte sono più esoteriche e meno apprezzabili dai non iniziati alla programmazione Mac.
Comunque sia, quando scopro qualcosa del genere mi metto in contatto con DTS. Loro verificano, e di solito apprezzano il contributo. Io ogni tanto ne approfitto un po', e cerco di allargare il discorso per capire meglio come vanno le cose laggiù a Cupertino.
Qualche volta funziona. Anni fa riuscii ad avere il sentore dell'uscita del primo Mac II (anzi, ai tempi lo chiamavano Paris) con un certo anticipo. Oggi si fa un gran parlare del PowerBook a colori (alias Rainbow).
Naturalmente, Apple vorrebbe che tutti gli articoli lodassero, in modo più o meno sperticato, prodotti e politica aziendale. Come anche i meno attenti tra i miei lettori avranno notato, MacWorld dà più che qualche dispiacere, da questo punto di vista, alla casa della mela iridata.
Inciso. Siamo onesti: naturalmente il desiderio di non subire stroncature vale per tutti.
A questo proposito ricordo un simpatico aneddoto. Diversi anni fa (ormai quasi dieci) scrissi a chiare lettere, sulla rivista che allora mi ospitava, la mia opinione a proposito di una Famosa Casa Costruttrice di personal computer (non IBM e non Apple, e non dirò di più). In sintesi, sostenevo che, dato che quei signori stavano perdendo ai tempi dollari a milioni con la stessa facilità con la quale io smarrisco le monete da cento lire, non ritenevo di potermi fidare di loro.
Apriti cielo. Gli Altissimi Dirigenti della casa editrice trasecolano, sanciscono che i buoni rapporti con i costruttori non possono venire rovinati così, pontificano che la situazione finanziaria - seppure un po' instabile - è sicura. E si preparano a darmi una lavata di capo, invitandomi a tenere la lingua dietro ai denti. (O la punta delle dita lontano dalla tastiera, se preferite).
Prima che una mano dirigenziale possa calare, minacciosa, sulla mia spalla, però, scoppia uno scandalo, e l'amministratore delegato della filiale italiana viene arrestato per truffa.
Naturalmente, la mia defenestrazione venne rinviata sine die. L'intera vicenda mi venne raccontata dal caporedattore un paio di mesi più tardi. Fine inciso.
Inevitabilmente, agli articoli meno elogiativi fa seguito una telefonata addolorata (in alcuni casi più gravi arriva una lettera seccata. Per esempio, il mio articolo del giugno scorso è piaciuto molto ad Apple, e quello sulle reti apparso ad ottobre (???) molto meno.
Chi si occupa di telefonare o scrivere? Nella vita di un giornalista specializzato come il sottoscritto, c'è una figura di rilevanza fondamentale: il pierre.
Serve una diapositiva del Macintosh IIvi? Si chiede al PR. Vogliamo ricevere un PowerBook 180 per la recensione? Telefoniamo al PR. E così via.
Apple, in passato, usava cambiare l'addetto alle pubbliche relazioni con la stessa frequenza con la quale io cambio i calzini. E non a torto.
Quando mi capitava di richiedere una informazione telefonavo al PR di turno, che si trovava presso una qualche agenzia milanese. "Ma certo, Luca," mi diceva lui (il vero PR dà del tu a tutti), e poi io non vedevo nulla. Ammetto che le mie domande tipicamente non sono delle più semplici, ma la cosa mi ha sempre seccato.
Poi, non molti anni fa, Apple decide di badare alle relazioni pubbliche internamente. Entra in scena il Turri - che di nome fa Giuseppe, ma credo sia "il Turri" per tutti tranne che per sua madre.
Il Turri è simpatico, radioso, amichevole e dotato di sorriso a quaranta denti bianchissimi, proprio come un vero PR dovrebbe sempre essere. E sa fare sin troppo bene il suo mestiere. Qualche volta sostengo che saprebbe convincere un pastore sardo a usare un Mac per contare le pecore. Vi sembra eccessivo? State a sentire: qualche tempo fa gli ha telefonato la Titanus, che stava girando lo sceneggiato "Due vite un destino" per canale Cinque. Volevano un Mac da mettere, spento, su una scrivania per fare da scenografia. Ma davvero, si informa il Nostro, e per che tipo di scena? In una questura, lo informa la segretaria di produzione, il commissario (interpretato da Fabio Testi, credo) trascina un testimone, e facendogli scorrere lo schedario identifica il colpevole.
Adesso, non chiedetemi come ha fatto, ma in capo a un quarto d'ora il Turri ha convinto quella gente che a loro serviva una rete di Mac (cinque o sei), con stampanti laser e scanner, e che lo schedario avrebbe dovuto venire conservato sui computer, che alla fine avrebbero stampato la scheda segnaletica.
Però potete chiedermi come faccio a saperlo. Ho scritto io il software, e ho anche fatto la comparsa, perché serviva qualcuno che gestisse davvero il Mac, da lontano, mentre gli attori gesticolavano.
Strappare qualche informazione riservata o qualche confidenza a un PR è assolutamente impossibile. Per cui, noi giornalisti ricorriamo a qualche trucchetto. Se abbiamo raccolto qualche voce di corridoio interessante, come - per
esempio - la possibile uscita di un PowerBook a colori, si può telefonare a una delle assistenti di Turri quando lui non c'è, e chiedere: "Stiamo preparando uno speciale sui portatili, che deve uscire a luglio. Volevamo sapere se sarà possibile pubblicare qualcosa sul nuovo portatile a colori." Se siamo fortunati, la malcapitata si informa e poi risponde qualcosa come "No, mi dicono che per quella data non sarà ancora stata fatta la presentazione ufficiale". Noi ringraziamo, ci sfreghiamo le mani, e scriviamo un bel trafiletto sul nuovo computer, spiegando che sarà in uscita presumibilmente a settembre.
Un paio di volte ha funzionato.
Per concludere, inauguro da questo mese un trafiletto dedicato a punire i malvagi e premiare i benemeriti. Potete darmi delle segnalazioni scrivendo al solito indirizzo.
La buccia di banana di questo mese va a Microsoft: una volta di più hanno voluto fare le cose alla loro maniera anziché in modo canonico. Di conseguenza, Word 5 non è pienamente compatibile con System 7.1 e i sistemi internazionali: i nomi dei font cirillici che la signora Accomazzi usa nel suo lavoro appaiono come una sequenza indistinta di quadratini.
Il petalo di rosa di questo mese va ad Apple per i PowerBook Duo. Sono meravigliosi e assolutamente impeccabili. Durante la conferenza stampa di presentazione ho lavorato per dieci minuti con un 230, tenendolo per un angolo con la sinistra, senza che la mano si stancasse. Era da parecchio che non mi capitava di vedere qualcosa di tanto geniale.